Martedì, 30 Ottobre del 2018

Le strategie di business D2C nelle media company


Scopriamo due possibili strategie di business che le media company dovrebbero considerare per la propria Digital Transformation.

Prima di avviare il processo di trasformazione di una media company, ogni azienda dovrebbe convocare il proprio organo esecutivo, sedersi intorno ad un tavolo e prendere una decisione - oseremmo dire quella “più” - spinosa tra le scelte aziendali: la strategia di business da adottare. Teniamo bene in considerazione che il settore dei media è in evoluzione costante, ma non tutte le aziende seguono con entusiasmo questi cambiamenti perché abituate ancora a pensare in analogico. Le media company dovrebbero indirizzarsi verso una strategia innovativa, dirompente, solida e che possa essere applicata già adesso nonostante sia orientata al futuro.

Modello D2C, Direct-To-Consumer

Alcune tra le principali testate hanno iniziato a lavorare secondo il modello di business denominato D2C, tradotto in “Direct-To-Consumer”, insomma diretto al consumatore. Il motivo del cambiamento è semplice: il modello analogico-pubblicitario è obsoleto; l’ibrido-pubblicitario è praticamente insostenibile; il digitale-pubblicitario è sostenibile solo a determinate condizioni. Qui capiamo una cosa: il problema non è il mezzo (analogico o digitale che sia), ma la principale fonte di entrate di questa industria, ovvero la pubblicità. Secondo un whitepaper di SAP SE, le media company hanno due opzioni per operare:

 

  • Cambiano strategia ed educano la audience digitale sui benefici dei contenuti a pagamento.
  • Rimangono con la stessa strategia, guardano oltre la pubblicità come fonte guadagno e diversificano nell’e-commerce.

 

Questi due esempi di modello di business sono concentrati interamente sui consumatori.

Contenuti a pagamento

Tutti conosciamo Netflix e Spotify. Basicamente sono dei servizi a pagamento dove uno iscritto può usufruire di contenuti, In questi caso parliamo di contenuti multimediali, cioè video e musica. Anche gli spettacoli di intrattenimento nei canali di Sky sono dei contenuti che i suoi abbonati pagano ed usufruiscono. Nel caso dei news-media il The New York Times ha sviluppato una strategia editoriale di contenuti giornalistici di qualità superiore distribuiti a pagamento ed ha avuto un successo impressionante, dimostrandosi un’azienda pioniera nella implementazione di questo modello di business.

Diversificazione nell’e-commerce

Il passaggio da “pubblicità” a “vendita” potrebbe suonare un po’ forzato, ma pensandoci bene non lo è. Ovviamente c’è da chiarire un aspetto: le suddette media company non produrranno un bene che poi venderanno, ma metteranno il proprio sito a disposizione della vendita diretta non limitandosi al “click” classico delle inserzioni online. In pratica assorbiranno la fase seguente della supply-chain. Esistono degli esempi, tra cui alcuni di enorme successo mondiale come The Blonde Salad di Chiara Ferragni, ed i gruppi editoriali Burda ed Axel Springer.

Conoscere alla perfezione l’audience

Questi esempi hanno successo perché conoscono alla perfezione i propri lettori: sanno chi sono, cosa leggono, quindi cosa vogliono. Il The New York Times sa per quali contenuti i suoi lettori pagherebbero senza pensarci ed investono nella creazione di essi delineando uno stile giornalistico identificabile in tutto il Mondo. The Blonde Salad conosce i gusti dei lettori ed agevola l’acquisto di capi d’abbigliamento, o prodotti simili consigliati, nella piattaforma. Come si fa a conoscere così bene i propri lettori? Con una strategia di marketing basata sull’analisi dei dati, i quali assumono un ruolo primario nel modello di business. Ma questo è un altro tema.

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